L’isolamento sociale è una condizione che può rappresentare una minaccia per il benessere degli anziani. Ecco come non perdere di vista le buone abitudini
Il 2020 verrà ricordato come l’anno in cui siamo stati chiamati ad affrontare per la prima volta dopo un secolo una pandemia, quella causata dalla rapida diffusione del virus SARS-CoV-2. L’isolamento degli anziani indotto dal COVID-19 – come è diventato tristemente noto sui media – sta avendo e avrà enormi ripercussioni sul loro benessere.
Nella maggior parte dei paesi coinvolti, una delle misure restrittive più efficaci messe in atto è stata la quarantena. Una strategia quella del lockdown che ha tenuto nelle proprie case – in rigoroso isolamento sociale – l’intera popolazione italiana. E lo stesso è avvenuto nella maggior parte degli altri paesi.
I più colpiti sono ovviamente gli anziani, con una mortalità italiana dei casi individuati attualmente stimata intorno al 7,2%, contro il 2,3% della Cina.
Secondo un report de Il Sole 24 Ore , ispirato a un’inchiesta dettagliata dell’Eco di Bergamo (una delle zone più colpite), la mortalità è simile nei due paesi fino alla classe di età 60-69 anni (circa 3,5%). I dati cominciano a discostarsi all’aumentare dell’età nel nostro paese; rispettivamente 12,8% e 8% nella classe di età 70-79 anni, e 20,2% e 14.8% nella classe degli over 80.

La situazione attuale: anziani in equilibrio tra isolamento e benessere
Ma che effetto ha avuto – e avrà – questo isolamento sul loro benessere? Pur considerando l’imminente allentarsi delle misure di contenimento sociale durante la fase 2, gli over 65 dovrebbero essere tenuti a prestare comunque più attenzione. In che modo? Prediligendo possibilmente ancora gli spazi domestici fino a quando l’emergenza non sarà completamente rientrata.
Isolamento e benessere: un equilibrio delicato ma fondamentale, che occorre indagare approfonditamente considerate le tipiche fragilità del processo di invecchiamento.
Gli effetti da isolamento pre- e post-emergenza coinvolgono principalmente due ambiti:
- L’ambito fisiologico, dai cambiamenti dietetico-alimentari a quelli riguardanti la mobilità e l’attività sportiva.
- L’ambito psicologico, legato allo stress emotivo e alla solitudine, a cui possono corrispondere sensazioni di panico e depressione.
Buone abitudini per il benessere degli anziani
Secondo i dati forniti dall’Istat, in Italia gli over 65 superano i 13 milioni; un numero importante, che come sempre ci ricorda una delle peculiarità più interessanti del nostro paese. L’Italia infatti è seconda come tasso di longevità solo al Giappone.
Quindi, instaurare un circolo virtuoso di abitudini ottimali per rimanere in salute è più che auspicabile, e non deve essere interrotto neppure durante un isolamento totale o parziale.
Il benessere deve continuare ad essere coltivato dagli anziani in isolamento, nonostante – e soprattutto per – il COVID-19.
Ad esempio, l’attività sportiva è essenziale per ostacolare l’indebolimento fisico.
La SIOT (Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia) consiglia di non rinunciare neppure tra le mura di casa ad attività quali: la ginnastica a corpo libero, il Tai-Chi e il pilates; si tratta di discipline che rafforzano il coordinamento e il movimento armonico, la tonicità e l’elasticità. Anche l’umore esce migliorato dall’esercizio fisico, grazie al rilascio massiccio di endorfine.
Inoltre, l’alimentazione rimane un elemento cardine del benessere quotidiano degli anziani; è pertanto consigliabile non inserire drastiche variazioni nella propria dieta, come l’eliminazione arbitraria di determinati cibi.
D’altronde, si sa che il metabolismo degli anziani è diverso: il minore dispendio energetico; le ridotte capacità di digestione e assorbimento di vitamine e sali minerali; la diminuzione di gusto e olfatto. Tutti questi fattori portano spesso a dei consumi “alterati” che assecondano la mancanza di appetito o una dieta povera e disordinata.
Infine, non va dimenticata l’idratazione.
Secondo la Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, bere 8 bicchieri di liquido al giorno (2 litri per le donne, 2,5 per gli uomini) sarebbe l’ideale, anche quando non se ne avverte l’esigenza.
Non sottovalutare gli effetti mentali dell’isolamento negli anziani
L’invecchiamento attivo è un percorso ormai consolidato. Le sue varie componenti sono utili a favorire un passaggio graduale e sereno alla senilità.
Vari sono i fattori da monitorare: dalla partecipazione socio-culturale, allo svolgimento di attività fisica e mentale, all’accesso ai servizi sanitari.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si tratta di
“un processo di ottimizzazione delle opportunità relative alla salute, partecipazione e sicurezza, allo scopo di migliorare la qualità della vita delle persone anziane”.
Logicamente, in un periodo storico come quello che stiamo vivendo, sono tanti gli ostacoli che questo modello incontra sulla propria strada.
Il benessere generale di moltissimi individui anziani viene pregiudicato; infatti sono spesso costretti ad affrontare le loro problematiche in solitudine.
In una nota congiunta, i sindacati dei pensionati e alcune associazioni di volontariato – nello specifico Auser, Anteas, Ada – hanno sottolineato la possibile insorgenza di conseguenze molto gravi dovute al prolungato isolamento.
Consapevolezza nelle istituzioni e barriere tecnologiche
Anche secondo un documento promulgato dal Ministero della Salute sulla salute mentale e il supporto psico-sociale, gli anziani (e non solo) dovranno far fronte a situazioni delicate in cui si sentiranno più ansiosi, arrabbiati, agitati o depressi.
Questo è dovuto all’isolamento cui sono – e saranno – soggetti e che potrebbe minare il loro benessere e la loro salute.
Rimanere in contatto con amici e famigliari è di enorme importanza, così come anche poter usufruire in caso di necessità di un supporto specialistico.
Il problema spesso è che molti di loro non hanno modo di accedere facilmente a dispositivi tecnologici; ad oggi rappresentano uno dei modi più efficaci per mantenere vivi i rapporti a distanza.

Trasformare la distanza
Purtroppo, questo tipo di preoccupazione non può che ripercuotersi anche sui famigliari.
Non potersi assicurare personalmente del benessere dei nostri cari più anziani durante l’isolamento, è fonte di ansia e stress emotivo. Siamo solo agli inizi, ma la rivoluzione tecnologica e digitale nell’assistenza a distanza – o RPM, Remote Patient Monitoring – potrebbe essere di grande aiuto.
L’epidemia in corso lo sta tristemente evidenziando.
Dal fronte italiano, Mario Cardano, professore di Sociologia della Salute presso l’Università degli Studi di Torino, sottolinea i punti deboli della strategia sanitaria.
Uno dei motivi per cui il modello RSA si è rivelato fallimentare in questa emergenza, è stato il quasi impossibile isolamento strutturale dei pazienti ammalati; la maggior parte del personale non aveva competenze adeguate in merito alle patologie infettive. Una strutturata assistenza domiciliare sarebbe stata di gestione più semplice e – forse – più efficace.
Nuovi strumenti, nuove speranze
Da un’indagine recente condotta da Cambia Health, il 64% dei caregivers americani utilizza un dispositivo digitale come aiuto assistenziale.
Come emerge dal CES 2020, si sta sviluppando un grande interesse non solo per le tecnologie relative alla salute. Stanno riscuotendo successo anche i personalization algorithms come Kibi; si tratta di strumenti digitali in grado di creare una mappatura ad hoc dei bisogni della persona assistita.
Rimanere aggiornati sulle abitudini dei propri cari nonostante la distanza, allevierebbe il carico di tensione per noi, e per loro.
Oggi più che mai è necessario investire sull’automazione abitativa e la riduzione attiva della solitudine, anche grazie alle potenzialità offerte dai nuovi dispositivi.
Questo rafforzerebbe il benessere dei nostri anziani, nonostante il necessario isolamento.
Sperando che la situazione si risolva per il meglio, guardiamo al futuro con più convinzione e consapevolezza di prima. In fondo, la cura migliore è la prevenzione, da sempre.
Utilizzare ogni mezzo e conoscenza per mantenerci in buona salute è una delle soluzioni più efficaci a nostra disposizione. Non dimentichiamocene e facciamone buon uso.